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Migliora la user experience nell’eCommerce, dalla sicurezza alle performance

Migliora la user experience nell'eCommerce, dalla sicurezza alle performance

user experience ecommerce

Perché le imprese dovrebbero indirizzare gli investimenti verso il miglioramento della user experience dell’eCommerce? E come farlo? Alla prima domanda si può rispondere con un elenco di statistiche utili a comprendere quanto sia diretta la connessione tra la UX e il successo commerciale dell’eCommerce, indipendentemente dal settore e dalle dimensioni dell’impresa. Le più eloquenti sono:

  • Il 40% dei visitatori abbandona la pagina se il tempo di caricamento è superiore ai 3 secondi (Neil Patel); 
  • I tassi di conversione calano del 4,42% ogni secondo di attesa (entro i primi 5). (Hubspot); 
  • Il 70% dei consumatori sostiene che i tempi di caricamento delle pagine abbiano un impatto diretto sulla propensione all’acquisto (Hubspot).

Come si può notare dalle statistiche, tra tutti gli ambiti che determinano la UX, le performance del sito occupano una posizione centrale.  

User experience eCommerce: da cosa dipende?

L’obiettivo dell’online shopper è di per sé piuttosto lineare. Vuole trovare velocemente ciò che sta cercando oppure, nei casi più evoluti, essere indirizzato verso la scelta migliore; vuole avere sott’occhio tutti gli elementi a supporto della sua decisione d’acquisto; vuole completare l’acquisto in modo rapido e fluido, senza complessità che potrebbero ricordargli la confusione e le code in punto vendita.  

È palese che, di fronte a esigenze comprensibili e lineari, la risposta debba essere sinergica tra le performance del sito e il design dell’eCommerce, i suoi contenuti e tutto l’universo della customer experience.

Dal punto di vista delle performance eCommerce, l’elemento fondante è la Page Speed, ovvero il tempo che intercorre tra la richiesta e la visualizzazione del risultato nel browser del potenziale cliente. Page Speed è un concetto che non include solo la latenza del server ma è più ampio, poiché comprende anche i tempi di trasmissione di tutti i contenuti (codice, immagini…), che incidono sulla user experience eCommerce. Volendo approfondire, la Page Speed può essere poi “scomposta” in ulteriori elementi di performance come il Time to First Byte (che identifica l’effettiva latenza), i tempi di rendering e la rapidità di trasferimento (banda).  

Come migliorare le performance dell’eCommerce

Migliorare i parametri di cui sopra richiede un approccio sistemico e impone alle aziende di rivolgersi a provider in grado di ottimizzare l’esperienza dell’utente finale grazie ad asset, competenze e partnership.

L’infrastruttura deve essere estremamente flessibile e scalabile per poter gestire al meglio i picchi di traffico (si pensi al Black Friday o a una promozione ad hoc); inoltre, la piattaforma deve garantire altissimi livelli di disponibilità per evitare i downtime, che si abbattono come una scure sul fatturato.  

DNS veloci, server ad altissime prestazioni e un network CDN performante sono gli ingredienti di una ricetta che il provider deve creare su misura in funzione della piattaforma eCommerce scelta, delle esigenze di traffico e, cosa tutt’altro che secondaria, dell’ubicazione dei clienti. Una strategia Multi-CDN può essere vincente per gli eCommerce dal target fortemente internazionale. Logicamente, sulle performance incidono anche fattori intrinseci dello shop online (e quindi ottimizzabili), come le dimensioni dei contenuti e la quantità di richieste http.

eCommerce, UX e il tema della sicurezza

Sicurezza e performance vanno di pari passo. Se per sicurezza intendiamo la business continuity, la soluzione deve basarsi su un’infrastruttura flessibile e ridondata, che possa garantire livelli di servizio sfidanti. I network CDN, dal canto loro, offrono una protezione nativa contro minacce esterne come gli attacchi DDoS, che possono paralizzare un eCommerce proprio nel momento della promozione o della festività ad alto potenziale commerciale.

Tema parimenti importante è quello della protezione dei dati dei clienti, poiché nessuno acquista da uno shop online che non è in grado di proteggere i propri dati personali. Si va quindi oltre il tema della user experience eCommerce, poiché, in questo caso, la reputazione del brand e la fiducia del cliente non possono essere ripristinate solo con la velocità di caricamento delle pagine o con processi d’acquisto ottimizzati.

Per proteggere il proprio eCommerce, è necessario adottare una serie di approcci, metodologie e strumenti moderni contro attacchi quali phishing, SQL injection, DDoS e Man in the Middle, giusto per citare i più comuni. Si entra quindi nel terreno degli approcci Zero Trust, della crittografia su tutte le pagine del sito, dell’autenticazione a due fattori, dei vulnerability scan, dei Web Application Firewall (WAF) e di tutte quelle misure, proattive o reattive, dedicate proprio a bilanciare la protezione del sito con l’esigenza di garantire una user experience fluida e appagante 

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7 Novembre 2022

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CDN provider per la Cina: perché scegliere Criticalcase

CDN provider per la Cina: perché scegliere Criticalcase

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In un precedente approfondimento abbiamo sottolineato quanto l’estensione internazionale del business porti molte imprese verso il mercato cinese. Tuttavia, l’attrazione verso un mercato enorme (con una capacità di spesa in crescita) potrebbe adombrare le sfide necessarie per raggiungere i propri obiettivi.

Innanzitutto, il mercato cinese si basa su una cultura profondamente diversa dalla nostra, che dovrebbe indirizzare le scelte a livello di marketing e di prodotto; inoltre, le imprese che intendono vendere online in Cina dovrebbero essere consapevoli delle difficoltà, tecniche e di natura burocratica, che separano le proprie intenzioni da raggiungere concretamente il consumatore cinese e offrirgli una user experience che conduca all’acquisto.

CDN provider: quali complessità in un progetto cinese?

È quasi superfluo sottolineare quanto sia necessario affidarsi a un CDN provider (e al relativo network) per ottenere successo commerciale su web. Tuttavia, quando si parla di Cina le cose si complicano, perché i grandi player globali (CDN) non possono operare direttamente nella Cina continentale, ma solo tramite partner locali. Inoltre, qualsiasi impresa al mondo desideri ospitare la propria piattaforma ecommerce in una CDN cinese, deve ottenere una licenza ICP (Internet Content Provider), che viene rilasciata dal Ministero dell’Industria e dell’IT a fronte del soddisfacimento di requisiti stringenti.

In linea di principio, ovviamente soggetto a eccezioni, le imprese occidentali non hanno competenze interne tali da gestire al meglio sia la parte burocratica che quella tecnica relativa all’adozione di CDN cinesi per i propri progetti online. Il rischio, come anticipato, è quello di non riuscire a fornire una buona customer experience causa latenza e packet loss, che di fatto minano il successo dell’iniziativa.

Competenze e partnership: il valore di Criticalcase

Qualsiasi azienda intenda affrontare un percorso di estensione del business verso il mercato cinese deve affidarsi a un partner che possa vantare esperienza, competenze specifiche e che sappia indirizzare l’azienda attraverso tutte le opportunità, le sfide e gli ostacoli di questo cammino.

Criticalcase ha un posizionamento ideale sotto questo profilo, poiché può contare un raro mix di competenze tecniche e di conoscenza dei requisiti normativi del mercato cinese, unito a solide partnership con CDN provider locali, che si fanno carico di minimizzare la latenza, ottimizzare il traffico e, in ultima analisi, di garantire un’esperienza di alto profilo a prescindere dalla distanza tra il server di origine e l’utente.

Criticalcase ha, innanzitutto, un ruolo di indirizzo. La profonda conoscenza del mercato cinese e gli anni di esperienza ci permettono di seguire ogni progetto con un approccio end-to-end, passando dalla gestione della procedura con cui richiedere la licenza ICP all’implementazione delle soluzioni tecniche. Criticalcase può vantare partnership di successo con i principali CDN provider locali, tra cui Tencent Cloud, Alibaba Cloud, China Net Center e Akamai, che si avvalgono di cluster localizzati nella Cina continentale e/o di un approccio Near China, ovvero con PoP in Stati confinanti.

I vantaggi riguardano non soltanto la compliance con l’assetto normativo in essere (si consideri anche il tema del Great Firewall of China), ma anche le performance a livello di delivery dei contenuti web. A tal proposito incidono senz’altro la capillarità e la qualità dei network dei nostri partner, ma anche le tecnologie e le attività integrate nei nostri servizi di China CDN, tra cui l’ottimizzazione in tempo reale del routing e delle connessioni TCP, laddove quest’ultima è finalizzata a ridurre i round trip e accelerare la delivery dei contenuti web.

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China CDN, i consigli degli esperti per una UX eccellente

China CDN, i consigli degli esperti per una UX eccellente

Per molti brand, l’ingresso nel mercato cinese rappresenta una tappa essenziale del proprio percorso di crescita. Con un più di un miliardo di Internet user (il 70,9% della popolazione), un tempo trascorso online superiore alle cinque ore quotidiane (Hootsuite/We are Social) e una prospettiva di raggiungere gli 1,2 miliardi entro il 2026 (Statista), il mercato online cinese è una destinazione preferenziale per i brand di tutto il mondo, Made in Italy incluso.  

Un mercato attraente, ma anche molto lontano

Una strategia vincente d’ingresso sul mercato cinese presuppone una profonda conoscenza delle peculiarità del mercato di destinazione, siano esse culturali, di business, tecniche, fiscali e regolamentari. L’ingresso nel mercato cinese, sia pur attraverso un’attività online, non può essere in alcun modo improvvisato: il consumatore cinese ha abitudini diverse dalle nostre, la sua cultura è tanto affascinante quanto lontana da quella occidentale, i processi d’acquisto differiscono dai nostri, i social non sono gli stessi (WeChat è l’applicazione indiscussa) e hanno creato customer journey assolutamente inediti.  

Tra gli ostacoli all’ingresso nel mercato online ci sono quelli di natura tecnica, che non si limitano al notissimo Great Firewall of China (GFoC) e alla sua attività di controllo di tutti i contenuti esposti ai cittadini cinesi all’interno dei propri confini. Questa attività influisce pesantemente sul tema di performance e va considerato assieme alla distanza fisica che solitamente si affronta se si considerano origin SAAS localizzate al di fuori della Cina, ed è per questo che qualsiasi brand occidentale dovrebbe valutare l’impiego di una CDN con forte presenza in Cina 

China CDN, perché è un fattore critico di successo

Com’è noto, la user experience di qualsiasi servizio web (contenuti delle pagine, immagini, streaming video…) è condizionata dalle performance dello stesso. Gli utenti chiedono che le pagine degli e-commerce si aprano in una frazione di secondo, che il video on-demand si avvii istantaneamente, che abbia una qualità stabile e che i pagamenti online avvengano senza ritardi. Le prestazioni del server e la distanza tra questo e gli utenti hanno un impatto enorme sulle prestazioni percepite, e quindi sulla user experience. UX che poi si traduce in vendite, fidelizzazione o, al contrario, in un incremento del tasso di abbandono. Questo è precisamente il motivo per cui tutti i brand del mondo usano le Content Delivery Network, spesso integrandole in evolute strategie Multi-CDN.

Per avere successo in Cina con un’attività online bisogna garantire esperienze di qualità, e per questo il consiglio è di affidarsi a una China CDN, cioè a una CDN i cui Point of Presence – i cluster che ospitano e distribuiscono i contenuti – sono ubicati in maniera massiva all’interno della Cina continentale. Utilizzare un servizio CDN occidentale senza uno sbocco sul mercato cinese non è sufficiente per soddisfare le aspettative del pubblico locale. Visto che entrare in Cina con una propria rete CDN è un’impresa ardua (se non impossibile), i provider globali operano in Cina attraverso una rete di partner locali.  

Diverse sfide tecniche e burocratiche

Si è detto che, nel percorso di estensione del business, è sempre consigliabile adottare una Content Delivery Network con PoP (Point of Presence) capillarmente distribuiti nella Cina continentale. Tuttavia, il tema non è semplice da affrontare per via di diverse sfide tecniche e regolamentari esclusive del mercato cinese, che, peraltro, suggeriscono alle imprese occidentali di affidarsi a partner con competenze specifiche.  

Innanzitutto, l’architettura della rete internet cinese è unica nel suo genere. Tre ISP (China Unicom, China Telecom e China Mobile) controllano tutto il traffico web e, a causa del peering locale tra le loro reti, introducono spesso perdita di pacchetti e latenza, che com’è noto sono i nemici giurati della user experience. Ecco perché è consigliabile adottare una China CDN dotata non soltanto di notevole distribuzione dei PoP all’interno del territorio cinese, ma anche con presenza sulle reti di tutti gli ISP, così da eliminare il problema indotto dal peering. Una CDN in partnership con gli ISP locali contribuisce effettivamente alla riduzione di errori e latenza, accelerando il caricamento delle pagine e l’avvio dei servizi, per una UX di alto livello. 

Per operare in Cina è necessaria una licenza ICP

Adottare una China CDN performante presuppone il soddisfacimento di requisiti legali, che la Cina impone a tutti coloro che vogliono ospitare i propri contenuti all’interno di server ubicati nel loro territorio. La complessità del tema, che comunque sintetizziamo, consiglia anche in questo caso di rivolgersi a un partner specializzato, che possa affiancare l’azienda non soltanto nell’implementazione tecnica, ma anche nella gestione di tutte le pratiche burocratiche del caso.

In particolare, per operare in Cina è necessaria una licenza ICP (Internet Content Provider), rilasciata dal Ministero dell’Industria e dell’IT. Per quanto ne esistano di diversi tipi, in ogni caso esse consentono alle piattaforme online di essere ospitate su server o CDN ubicati nella Cina continentale. Qualora lo scopo della presenza online sia commerciale (e-commerce), la richiesta può essere fatta unicamente da un’azienda locale o da una joint venture con componente estera di minoranza. I tempi tecnici di rilascio della licenza vanno dai due ai tre mesi, e in caso di assenza gli ISP locali provvedono al blocco dell’intera presenza online. Occorre sottolineare che, ovviamente, una licenza ICP non preclude il controllo da parte del Great Firewall, aspetto per cui sono richieste interazioni con providers riconosciuti dal governo cinese.  

Un’alternativa consiste nell’impiego delle cosiddette CDN con mappe Near China, ovvero reti di distribuzione dei contenuti i cui PoP non sono all’interno del territorio continentale cinese ma negli Stati limitrofi. A livello di hosting, un’alternativa frequentemente impiegata è Hong Kong, data la vicinanza con il territorio cinese. Il consiglio degli esperti è quello di limitare l’impiego di reti “Near-China” ai casi in cui non sia possibile ottenere una licenza ICP facendo leva quindi sull’avvicinamento dei contenuti all’utente cinese ed al miglioramento del routing verso l’origin. 

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Page Speed, come avere pagine veloci su tutti i device

Page Speed, come avere pagine veloci su tutti i device

La velocità di caricamento delle pagine web (Page Speed) è un fattore critico di successo di qualsiasi attività online. La Page Speed ha infatti un impatto importante sull’esperienza dell’utente: secondo diverse ricerche, i visitatori di siti web ed e-commerce sono disposti ad attendere il caricamento delle pagine al massimo una manciata di secondi (di solito, 3) prima di passare a un competitor.  
Non è quindi un caso che le grandi piattaforme web, come i motori di ricerca, gli e-commerce e i social network, puntino a fornire i propri contenuti in forma pressoché istantanea su tutti i device nonostante l’enorme volume di traffico cui sono soggetti.  

Inoltre, la Page Speed è ufficialmente un fattore di ranking di Google. In un universo online in cui i brand si danno battaglia a colpi di SEO e contenuti per scalare la classifica della SERP, non può mancare un investimento finalizzato a migliorare la visibilità dei contenuti stessi.  

Page Speed, come rilevarla e i fattori determinanti

Per accelerare il caricamento delle pagine web (Page Speed) occorre intervenire in modo puntuale su diversi fattori. In particolare, su tutti quelli che influenzano il tempo che intercorre tra la richiesta dell’utente (es., una ricerca nell’e-commerce) e la visualizzazione dei risultati sul browser.  

In un precedente intervento, abbiamo citato alcuni KPI da monitorare, scomponendo il concetto di Page Speed in diversi indicatori tecnici: tra quelli più significativi, il Time to First Byte (TTFB), il Time to interact, i tempi di rendering del browser ecc.  

Se per valutare la velocità di distribuzione delle pagine su tutti i device può venirci in aiuto un tool come Page Speed Insights di Google, un discorso decisamente più complesso è intervenire in modo efficace per ottimizzarla. 

A tal fine, occorre per prima cosa evidenziare i fattori che incidono sulla Page Speed. Senza pretese di esaustività, li si può dividere in due categorie:  

  • l’ottimizzazione del codice e dei contenuti della pagina;  
  • le performance lato server, in termini di capacità di elaborazione, latenza e larghezza di banda.

A tutto ciò si aggiungono molte altre dimensioni di analisi, quali tipologia di dispositivo, browser, country di navigazione, categoria di pagina visitata ecc. 

Page Speed e strumenti di ottimizzazione

Ottimizzare il codice del sito è un’attività complessa, ma al tempo stesso fondamentale per evitare un sovraccarico di task lato server e di trasmettere al browser contenuti non ottimizzati, che appesantiscono la pagina e ne rallentano la visualizzazione.  

L’esempio d’elezione è quello delle immagini, che vanno sempre dimensionate in modo corretto e compresse adottando l’algoritmo (es., JPG, PNG o WebP) più adatto in base al caso specifico. A titolo d’esempio, JPG è un algoritmo lossy (con perdita di qualità) molto efficiente, ma non supporta le trasparenze, a differenza di PNG e di GIF.  
Il concetto di compressione dei contenuti, inoltre, riguarda tutti gli elementi costitutivi della pagina web, compresi l’HTML, i fogli CSS e gli script JS: attraverso la compressione GZIP è possibile dimezzarne (e anche più) il peso, delegando al browser il compito di estrarne e interpretarne il contenuto.  

Un’altra ottimizzazione consiste nell’inviare al browser solo i file strettamente necessari all’attività posta in essere dall’utente: ne è un esempio il lazy loading, che trasmette al browser solo le immagini della porzione visibile di pagina. Un risultato analogo si ottiene usando la proprietà CSS content-visibility, che evita vengano caricati contenuti inutili perché – appunto – non visibili. 

Infine, ma non per importanza, occorre ragionare sull’ottimizzazione del percorso di rendering, facendo in modo che l’ordine e l’esecuzione degli elementi della pagina siano ottimizzati in funzione del comportamento dell’utente. Ciò significa, a titolo d’esempio, precaricare file necessari (es., CSS prioritari) e rinviare a un momento successivo degli script JS non indispensabili nell’immediato.  

Il caching, le CDN e le performance lato server

Un discorso a sé merita il caching, uno dei mezzi in assoluto più efficaci per accelerare la visualizzazione delle pagine web. Il caching consiste nel memorizzare copie – lato server e/o client – di elementi costitutivi delle pagine web proprio per minimizzare la fase di elaborazione e, di conseguenza, accelerare sia la trasmissione (server) che la visualizzazione (client) 

Il caching consente inoltre di introdurre il concetto di performance lato server. È infatti palese che l’ottimizzazione del codice sorgente non possa nulla di fronte a un server inadatto a gestire i volumi di richieste cui il sito è soggetto. È dunque fondamentale, nella valutazione del servizio di hosting e del partner che lo eroga, considerare parametri che incidono sulle performance: la banda garantita, la condivisione o meno delle risorse, la quantità e il tipo di RAM, la tipologia di storage, i processori e molto altro. 

Infine, ma non per importanza, la Page Speed può essere ottimizzata proprio mediante l’uso di una (o più) CDN, che oggi rappresentano una vera e propria necessità per qualsiasi attività professionale online. Semplificando, una Content Delivery Network è una rete di server geograficamente diffusa. Sfruttando il meccanismo del caching, la CDN replica (in modo smart) i contenuti del server di origine (quello che ospita il sito web) su quelli presenti nel perimetro di rete (edge), facendo sì che il contenuto richiesto dall’utente sia sempre “vicino” ad esso. Tutto ciò è fondamentale per abbattere la latenza, e soprattutto per mantenerla stabile a prescindere dalla distanza tra il server di origine e il visitatore 

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Web performance, tutti i KPI che devi monitorare

Web performance, tutti i KPI che devi monitorare

web performance

Ottimizzare le web performance è fondamentale per tutte le imprese il cui business si basa sulla presenza online. Tuttavia, a partire dalla sua definizione il tema porta con sé elementi di complessità: in cosa consistono le performance di un sito web? Quali indicatori hanno un reale impatto sul business e, quindi, vanno rilevati e monitorati costantemente?

Web performance e gli indicatori KPI più efficaci

A seconda della tipologia di attività e del modello di business, le web performance possono essere rappresentate da indicatori come:  

  • il traffico in-target che il sito è in grado di generare; 
  • gli utenti unici che attrae mediante attività di marketing; 
  • il tempo di permanenza dei visitatori sulle pagine; 
  • le conversioni generate dalle attività di marketing; 
  • l’autorevolezza del sito e il posizionamento nei motori di ricerca.

L’universo del web, digitale per definizione, può contare su un vasto ecosistema di indicatori di performance, la cui selezione dipende dagli obiettivi di business che l’azienda si pone. 
Un e-commerce focalizzerà la propria attenzione sulle conversioni; un magazine online sarà più attento al traffico, al time-on-page e alla frequenza di rimbalzo; un’azienda in piena strategia di espansione verso il mercato cinese (titolo d’esempio) valuterà gli incrementi di traffico provenienti da una certa zona geografica.

Comprendere le cause e agire di conseguenza

Viviamo in un’era guidata dai dati, di cui il web è la prima grande manifestazione. Compliance permettendo, qualsiasi elemento dell’esperienza online può essere monitorato, valutato e approfondito. Per questo motivo, dopo aver identificato in prima battuta quali KPI monitorare, sulle imprese ricade l’onere di risalire alle cause delle rilevazioni, sia quelle positive sia – più frequentemente – quelle che necessitano di interventi correttivi.  

Perché, dunque, il time-on-page è basso? Perché il traffico subisce forti dispersioni nel percorso d’acquisto dell’e-commerce? Perché il sito non è posizionato come i competitor nonostante gli investimenti in advertising e in qualità del contenuto? Chiaramente, non è possibile dare una risposta univoca, ma proprio dalla selezione, dall’analisi e dall’integrazione di diversi KPI, le imprese possono comprendere dove intervenire con attività mirate.  
A titolo d’esempio, le attività social o l’adv potrebbero indirizzare sul sito traffico non in-target, la user experience interna (on-page) potrebbe essere fortemente migliorabile, il copy non efficace o le attività SEO poco performanti.

I KPI tecnici e il loro impatto sulle web performance

Nel mondo delle web performance c’è un’area su cui si concentrano le attenzioni di tutte le imprese: quella dei KPI tecnici. In quest’ambito, l’espressione web performance ha un significato univoco: la capacità del sito di garantire disponibilità 24/7 (uptime) e di fornire al visitatore il contenuto che vuole nel minor tempo possibile, indipendentemente dal device usato e dall’ubicazione geografica dell’utente stesso. 

I motivi per cui un sito deve essere velocissimo nel soddisfare le richieste dell’utente sono (almeno) due: la customer experience e il posizionamento nei motori di ricerca. Il primo si spiega facilmente: in un panorama web che fa della disponibilità 24/7 e, soprattutto, della velocità di apertura delle pagine il suo cavallo di battaglia, introdurre un ritardo (latenza) tra la richiesta e il rendering della pagina incrementa il bounce rate e, soprattutto, porta i clienti (effettivi e potenziali) verso i competitor.  

Il secondo fattore dipende dalle policy di indicizzazione di Google, che sono fortemente condizionate dalle performance tecniche del sito, e in particolare dalla page speed, un indicatore che può essere facilmente monitorato con i tool messi a disposizione dall’azienda. Più complesso è il tema dell’ottimizzazione, che però esula dalla finalità di questo articolo.  

Quali sono, dunque, i KPI tecnici che condizionano le web performance? In questo caso è possibile fornire un elenco, valido a prescindere dal tipo di business e dai suoi obiettivi: 

Misura il tempo di caricamento della pagina a partire dalla richiesta dell’utente. È la somma di tre elementi:

  1. il tempo di risposta del server (TTFB, Time to First Byte),
  2. la velocità di trasferimento dei dati,
  3. i tempi di rendering sul browser.

Dipende da molti fattori, tra cui l’ottimizzazione dei contenuti e l’utilizzo di una o più Content Delivery Network (CDN).

Time to interact

Data la centralità dell’engagement, le aziende devono accelerare il tempo che intercorre dalla richiesta di un contenuto alla possibilità di interazione con la pagina, da un semplice link a un form per i contatti.

Richieste per secondo

È la quantità di richieste che il server riceve ogni secondo. Oltre una certa soglia (che dipende da caso a caso), le prestazioni iniziano a deteriorare e vanno adottate strategie di bilanciamento del traffico e di gestione della banda.

Time to First Byte (TTFB)

È il tempo che intercorre dalla richiesta alla ricezione del primo byte di contenuto personalizzato. I siti web attuali sono fortemente basati su contenuti dinamici, per cui il TTFB misura la capacità del server di generare contenuto custom e di trasmetterlo il più velocemente possibile al browser dell’utente.

Error rate

Misura la quantità di errori lato-server in un dato timeframe. È utile soprattutto per analizzare i trend, ad esempio in relazione ai picchi di traffico (promozioni, eventi, determinati periodi…).

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MPLS, SD-WAN e SASE: come sarà la tua prossima WAN?

MPLS, SD-WAN e SASE: come sarà la tua prossima WAN?

MPLS, SD-WAN e SASE, il futuro delle WAN

La WAN è la spina dorsale del business che collega le sedi remote, la sede centrale ed i data center in una rete integrata. 

Il ruolo della WAN si è evoluto notevolmente negli ultimi anni: ora più che mai, oltre alle posizioni fisiche, dobbiamo fornire un accesso ottimizzato e sicuro alle risorse basate in cloud per una forza lavoro globale e mobile.  

Le soluzioni tradizionali per la sicurezza e ottimizzazione delle WAN esistenti sono progettate per ubicazioni fisiche e architetture point-to-point e in questo momento stanno subendo trasformazioni importanti, devono supportare la trasformazione degli utenti sempre più mobili ed i dati decentralizzati in cloud.  

Prima generazione: connettività WAN legacy

Attualmente, ci sono due opzioni di connettività WAN, che bilanciano costi, disponibilità e latenza: MPLS e Internet. 

MPLS

Con MPLSil provider fornisce più siti con una connessione gestita e dirige il traffico tra questi siti all’interno della loro rete privata. In teoria, dal momento che il traffico non è esposto in Internet, la crittografia è facoltativa.  

La connessione è gestita dalle aziende di telecomunicazioni in maniera end-to-end e può dare la garanzia di mantenere certe SLA di disponibilità e anche la latenza. Questa garanzia delle reti MPLS è costosa eil servizio è quotato in base alla larghezza di banda. Le aziende scelgono MPLS quando hanno bisogno di supportare applicazioni con requisiti di up-time rigorosi e qualità del servizio minima (come Voice over IP, VoIP). 

Per massimizzare l’utilizzo dei collegamenti MPLS, l’apparecchiatura di ottimizzazione WAN viene distribuita a ciascuna estremità della linea, per dare priorità e gestire i diversi tipi di traffico delle applicazioni. L’efficacia di tali ottimizzazioni dipende dal protocollo e dall’applicazione (ad esempio, gli stream compressi beneficiano meno dell’ottimizzazione WAN) 

Vantaggi di MPLS: bassa latenza e alta disponibilità 

Svantaggi: prezzo elevato 

Internet

Le connessioni Internet acquistate dall’ISP offrono in genere una capacità dell’ultimo miglio quasi illimitata ad un prezzo mensile basso. Una connessione Internet non gestita non offre i vantaggi di alta disponibilità e bassa latenza di MPLS, ma è poco costosa e rapida da implementare.  

Viene stabilito un tunnel VPN crittografato tra il firewall della filiale e il firewall della sede centrale / data center. La connessione stessa avviene attraverso Internet, senza alcuna garanzia di livelli di servizio perché non è possibile controllare il numero di portanti o il numero di hop che un pacchetto deve attraversare. Ciò può causare un comportamento imprevedibile dell’applicazione a causa della maggiore latenza e della perdita di pacchetti. 

Vantaggi di collegamenti Internet: Prezzo basso 

Svantaggi: latenza sconosciuta e bassa disponibilità 

 

Seconda generazione: SD-WAN basata su appliance

 

Il compromesso costo / prestazioni tra Internet e MPLS ha dato origine a SD-WAN. 

SD-WAN utilizza sia MPLS che collegamenti Internet per gestire il traffico WAN. Le app sensibili alla latenza utilizzano i collegamenti MPLS, mentre il resto del traffico utilizza il collegamento Internet. La sfida principale da affrontare è assegnare dinamicamente il traffico dell’applicazione al collegamento appropriato. 

Le soluzioni SD-WAN offrono le capacità per dirigere il traffico rilevante in base alla classe di servizio richiesta, offloadando i collegamenti MPLS e ritardando così la necessità di aggiornare l‘ampiezza di banda.  

Le soluzioni SD-WAN, tuttavia, sono limitate in alcuni aspetti chiave: 

- Footprint: simile allWAN ottimizzatela soluzione SD-WAN deve avere un’appliance in tutti i siti collegati 

- Connettività: SD-WAN non può sostituire il collegamento MPLS perché i collegamenti sono esposti alla natura imprevedibile della connessione Internet non gestita (vale a dire, la sua latenza imprevedibile, perdita di pacchetti e disponibilità)          

- Distribuzione: SD-WAN, come altre tipologie di connettività WAN, è agnostico all’incremento sempre maggiore del ruolo di Internet, del cloud e della mobilità aziendale. Si concentra, per la maggior parte, sull’ottimizzazione della WAN fisica legacy.          

Terza generazione: Secure Access Service EDGE (SASE)

Con la rapida migrazione alle applicazioni cloud (Office 365, Slaesforce), all’infrastruttura cloud (AWS, Azure, Criticalcase cloud) e alla forza lavoro sempre più mobile, la classica architettura WAN è seriamente messa a dura prova.  

SASE converte i servizi SD-WAN e di sicurezza della rete, tra cui Firewall di ultima generazione, gateway web sicuro, accesso alla rete Zero-Trust e broker di sicurezza per l’accesso al cloud in un unico modello di servizio. 

SASE (Secure Access Service EDGE) si basa sui seguenti principi:
  1. Il perimetro si sposta nella nuvola: il famigerato perimetro che si dissolve viene ristabilito nella nuvola. Il cloud offre un backbone WAN gestito con latenza ridotta e instradamento ottimale. Ciò garantisce la qualità del servizio richiesta per le applicazioni interne e quelle basate in cloud. 
  2. La rete “ democratica” e all-inclusive: tutti gli elementi di rete si collegano alla WAN cloud con tunnel sicuri che includono posizioni fisiche, risorse in cloud e utenti mobili. Ciò garantisce che tutti gli elementi aziendali siano parte integrante della rete invece di essere imbullonati su un’architettura legacy. 
  3. La sicurezza è integrata nella rete: oltre a proteggere la dorsale stessa, è possibile proteggere direttamente tutto il traffico (WAN e Internet) che attraversa il perimetro, senza utilizzare il firewall distribuito. 
 

Perché non è più sufficiente pensare in termini di luoghi fisici come il cuore del business? 

  • Il controllo del collegamento end-to-end per il cloud è limitato 

Con le applicazioni in cloud pubblico, le organizzazioni non possono fare affidamento sulle ottimizzazioni che richiedono un’appliance in entrambe le estremità di ogni collegamento. Inoltre, l’infrastruttura cloud  introduce un nuovo ambiente di produzione che ha i propri requisiti di connettività e sicurezza. Le soluzioni WAN e le soluzioni di sicurezza esistenti non si estendono naturalmente agli ambienti basati su cloud. 

  • Scarse performance e basso servizio per gli utenti mobili 

Per dare l’accesso sicuro alle risorse corporate agli utenti mobili, bisogna connettersi ad HQ firewall e alle VPN che spesso sono molto lontani dagli utentiCiò causa problemi di esperienza utente e incoraggia violazioni della conformità (ad esempio, l’accesso diretto ai servizi cloud che aggira i criteri di sicurezza aziendale). In definitiva, la forza lavoro mobile non è efficacemente coperta dalla WAN. 

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COME GESTIRE PIÙ SITI MEDIANTE UNA PIATTAFORMA UNICA

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Garantire il massimo delle prestazioni è un’ovvia ambizione per qualsiasi azienda che eroghi servizi mediante internet: un punto cruciale per poter raggiungere questo obiettivo, alla prova dei fatti, passa per la scelta di un servizio IT di qualità.

Un aspetto che, al giorno d’oggi, nella smania di ricorrere al low cost ed alle offerte che spopolano sul web, viene purtroppo trascurato o valutato meno del dovuto.

Poiché riteniamo tale aspetto decisamente sottostimato se non, addirittura, del tutto ignorato, andremo a valutare assieme i tre punti chiave sui quali è importante concentrarsi prima dell’acquisto della piattaforma.

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Nell’era del PaaS e dell’IaaS possiamo focalizzare la nostra attenzione sul funzionamento generale dei siti e delle app, senza preoccuparci dei dettagli implementativi, ed affidando agli sviluppatori veri e propri framework di alto livello, quasi sempre ben documentati ed interamente open source. Tutto questo è possibile grazie alle nuove tecnologie in questione, le quali si basano su una gestione che è, prima di qualsiasi altra cosa, modulare e unificata.

1 – Modularità sia per singoli che per gruppi di lavoro

I gruppi di lavoro in ambito web ed informatico potranno trarre da questo approccio, senza dubbio, dei vantaggi enormi. Una web agency, ad esempio – così come un gruppo di professionisti, o anche un freelance con un certo numero di clienti – potrebbe avere la necessità concreta di gestire vari siti e app mediante una piattaforma unica.

Ma è possibile accedere, gestire ed aggiornare tutti i siti dei nostri clienti partendo da un unico punto di accesso? Per evitare di ricorrere a tanti servizi di hosting diversi può rivelarsi ideale scegliere una soluzione di hosting unificata. Questa possibilità come vedremo è concreta, e passa per un cambio deciso di mindset rispetto al modello tradizionale: quello semplicistico basato su un hosting condiviso.

Risolvere un dilemma del genere significa passare, come prima cosa per un servizio scalabile: la scalabilità in questo ambito è fondamentale per garantire una buona autonomia e capacità di gestione all’operatore (o al tecnico) che dovrà occuparsene. L’architettura che permette di garantire la possibilità di utilizzare il servizio a più livelli, di fatto, è quasi sempre basata su un software di tipo container, ovvero una sovra-struttura astratta che soprassiede tutto il resto. Al di sotto di essa esisteranno poi vari sotto-livelli, come avviene per la nostra soluzione di hosting pensata per le web agency, che permette di gestire vari siti web mediante appositi pannelli.

Ovviamente la scalabilità fa in questo caso riferimento alla possibilità di adattare la stessa struttura non solo per siti web, ma anche per altri tipi di app: ad esempio per quelle fatte con Redis (uno storage molto veloce e pratico da usare, che si basa sul modello Remote Dictionary Server), per alcune fondate sui Big Data e, in ogni caso, con quote variabili a disposizione in termini di CPU, RAM e spazio su disco.

2 – Sviluppare in modo agile e dinamico

Abbiamo discusso l’aspetto legato alla flessibilità del nostro ambiente di gestione, ma non bisogna dimenticare il resto: le soluzioni di questo tipo, infatti, sono spesso pensate per definire ambienti di sviluppo per i programmatori. Questo permette una cosa molto importante: abilitare il reparto IT a sviluppare e testare soluzioni software specifiche (siano esse siti o web service) in un ambiente separato ed inaccessibile dall’esterno, per poi riportare le modifiche sulla versione online (detta anche in produzione) una volta che siano ultimate e collaudate.

In questo modo, pertanto, sarà possibile snellire la procedura di sviluppo e manutenzione di qualsiasi genere di software, e ottimizzare le tempistiche che, diversamente, prevederebbero tempi di consegna molto più lunghi e dilatati.

 

3 – L’importanza dei servizi managed

Un terzo aspetto che è prioritario da considerare, inoltre, è legato al servizio di assistenza: se ricorriamo a soluzioni scalabili non vorremmo mai essere lasciati soli. In caso di problemi nella configurazione dei nostri siti o app, infatti, un sistemista che conosca molto bene l’intera infrastruttura a cui ci stiamo appoggiando (e sappia metterci mano per backup, ripristino e via dicendo) è fondamentale, per non dire vitale.

Il site management, in questo ambito, sarà enormemente facilitato da un servizio di assistenza specializzato, cosa che in genere, i servizi a basso costo non hanno le competenze (e spesso nemmeno l’interesse) di proporvi.

Abbiamo, in conclusione cercato di chiarire i tre aspetti principali legati ai servizi cloud per la gestione e la manutenzione di qualsiasi genere di applicativo: senza essi, di fatto, sorgerebbero vari problemi, subdoli e difficili da eliminare.

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TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULLA SITE SPEED

Site Speed: tutto quello che devi sapere

site speed

La site speed, ovvero la velocità di caricamento delle pagine di un sito web, è un fattore decisivo per qualunque business online. Un e-commerce, per esempio, non può trascurare in nessun modo gli aspetti legati alle performance web; anzi, deve prestare particolare attenzione alla velocità del sito, in quanto strettamente collegata alla qualità della User Experience fornita ai potenziali clienti, e di conseguenza al volume di vendite prodotto. 

Site speed, cos’è e perché è importante

Quando navigano in uno shop online, gli utenti si aspettano un sito molto veloce, immagini in alta definizione, pagine semplici da visitare, procedure di check-out semplici e rapide e cosi via. Da quando la fruizione mobile ha preso il sopravvento, la velocità di caricamento delle pagine web sta diventando sempre più importante. Abituate a navigare in siti di riferimento del mondo web (come Google, Amazon…), le persone si aspettano la stessa esperienza ovunque, e quindi hanno sempre meno pazienza nell’attendere che una pagina si carichi completamente. 

I dati confermano quanto sopra. Gli studi sul settore e-commerce sostengono che 1 su 3 utenti abbandona il sito se la velocità di caricamento è superiore ai 3 secondi, una percentuale che influenza in modo significativo la reputazione del brand e soprattutto le vendite generate. Inoltre, da qualche anno Google ha introdotto la velocità di caricamento delle pagine (site speed) tra i fattori che determinano il rank del sito all’interno dei suoi elenchi (SERP): site speed, in altri termini, è diventato un elemento cardine delle strategie di Search Engine Optimization (SEO).  

Per tutti i motivi esposti, è necessario misurare attentamente la site speed di ogni progetto web per mantenere i clienti sul proprio sito e persuaderli a effettuare un acquisto. Tuttavia, quando si analizzano i dati sulle performance web, può crearsi un po’ di confusione. Non c’è infatti un unico valore che misura la site speed: le metriche da tenere in considerazione sono molteplici, è quindi essenziale conoscere ogni indicatore per poter ottimizzare le prestazioni del sito nel modo migliore. 

Site Speed: le metriche principali

Di seguito, i principali indicatori che, considerati in modo complementare e sinergico, determinano la site speed, e quindi sia il posizionamento nelle gerarchie dei motori di ricerca che la qualità della user experience.

Page Load time

Il page load time indica il tempo necessario per scaricare e visualizzare l’intero contenuto di una pagina web nella finestra del browser. Viene misurato dall’inizio, quando un utente clicca su un link o digita un indirizzo sul browser, fino al completamento, quando l’intero contenuto della pagina viene visualizzato sullo schermo. Il page load può avere valori diversi a seconda del browser utilizzato e dalla posizione geografica dell’utente. Per risolvere quest’ultimo problema si può ricorrere alle soluzioni di Content Delivery Network (CDN)studiate appositamente per distribuire i contenuti richiesti in ogni parte del mondo velocizzando i tempi di risposta del sito e mantenendo prestazioni elevate. 

Time to First Byte (TTFB)

IlTime To First Byte  è la metrica che misura la reattività di un web server o di un’altra risorsa di rete. Viene calcolato misurando il tempo che trascorre dalla richiesta dell’utente alla ricezione del primo byte. Il TTFB è un valore che non viene percepito dall’utente, ma è un indicatore essenziale per la velocità di un sito web. Nel calcolo bisogna tenere in considerazione l’utilizzo di CMS come WordPress, Magento o altre piattaforme. In questo caso il TTFB può essere facilmente ridotto attraverso l’installazione di plugin appositi. Se il TTFB continua a essere inadeguato, forse è il caso di verificare l’adeguatezza dell’hosting provider scelto e considerare una soluzione di qualità più elevata. 

Document Load

Document Load, o Document Complete, si riferisce a una serie di “eventi” che vengono visualizzati dall’utente. Solitamente il Doc Load indica quando tutti i testi, le immagini e gli altri elementi HTML vengono caricati, ma potrebbe non comprendere alcuni contenuti attivati da JavaScript (ad esempio animazioni o form cliccabili).

Page Complete

Dopo il Document Complete, mancano solo alcuni file Javascript per completare il caricamento della pagina. Una volta che anche questi ultimi elementi vengono caricati si ottiene il Page Complete. Quando il browser smette di ricevere informazioni e richieste per 2 secondi, significa che la pagina è stata caricata completamente. È una metrica importante ma può variare da test a test ed è meglio utilizzarla insieme altri parametri per fornire un’immagine veritiera.

Speed Index

Lo Speed Index stima il tempo medio necessario per caricare le parti visibili di una pagina web nella finestra del browser. Si tratta di un valore assegnato al sito che dipende da un insieme di metriche di velocità. Più è basso lo Speed Index, più il sito è performante.  

I contenuti above the fold pesanti (ossia in cima alla pagina) potrebbero determinare uno Speed Index negativo; al contrario, i contenuti below the fold non sono considerati nel calcolo perché al di fuori della finestra del browser.  

Lo speed index è utilissimo ai fini di confronto. Per esempio, per verificare se le ottimizzazioni apportate stanno dando risultati oppure per paragonare il proprio sito con i competitor di settore. Allo stesso tempo però, non mostra le aree specifiche da migliorare, pertanto è consigliabile usarlo con altre metriche di site speed per comprendere a fondo la situazione. Lo Speed Index può essere migliorato ottimizzando le font, immagini (quindi riducendo il Page Size come vedremo tra poco) e usando il lazy-loading delle immagini, ossia quella modalità di visualizzazione che non carica le immagini finché l’utente non scorre la pagina. 

Time to Interactive

Time To Interactive (TTI) è il tempo necessario affinché la pagina diventi interattiva. Con il termine “interattiva” si intende quando tutti gli elementi visivi sono stati caricati e la pagina risponde immediatamente all’interazione dell’utente. TTI è una metrica fondamentale per valutare l’esperienza utente iniziale. Molti siti, infatti, caricano velocemente i contenuti ma impiegano alcuni secondi extra prima di essere effettivamente utilizzabili. Per i clienti è un’esperienza frustante e spesso li porta ad abbandonare il sito. Un modo per migliorare il TTI è ottimizzare il codice JavaScript ed eliminare quello superfluo(per i siti in WordPress ci sono molti plugin che offrono questa funzionalità).

Numero di Risorse

Ogni volta che un utente “chiama” il sito, esso invia una serie di richieste HTTP per tutti i file che compongono la pagina web. L’insieme di tutte le richieste HTTP compone gran parte della velocità del sito. Si può analizzare ogni richiesta che viene fatta dal sito (quando carica i contenuti, la sua dimensione e il tempo impiegato per completarla). In questo modo, si possono facilmente individuare possibili problematiche e risolverle. Un metodo efficiente per diminuire la quantità di richieste effettuate è combinare file CSS e JavaScript. 

Page Size

Page size è una metrica che si riferisce al peso (in KB o MB) di tutti i file presenti nel sito. Ad esempio, se il sito contiene molti file pesanti, il Page Size potrebbe diventare elevato e rallentare la velocità di caricamento degli oggetti della pagina. Le immagini costituiscono il principale motivo di page size alti. Minimizzare i file CSS, HTML e JavaScript, ottimizzare le immagini e usare metodi di compressione come gzip sono tutte soluzioni utili per abbassare il page size. Inoltre, come detto precedentemente, se il sito utilizza piattaforme CMS vi sono molti plugin disponibili per risolvere questo problema. 

Site Speed: ogni metrica è importante

Quando si usano dei tool per testare la site speed, è importante verificare quali metriche vengono restituite.  

Spesso, gli strumenti più popolari riportano solo il TTFB, che è una parametro utile ma non fornisce il quadro complessivo della situazione. È quindi necessario fare caso a cosa viene misurato e come. Una volta in possesso di queste informazioni, si potrà procedere con l’ottimizzazione del sito per renderlo il più reattivo possibile. È importante ricordare che non c’è una sola metrica su cui bisogna concentrarsi, ma bisogna dare il giusto peso a ognuna di esse.  

Il punto di partenza per velocizzare la site speed potrebbe essere quello di ridurre la dimensione dei file e il numero di richieste HTTP, abbassando di conseguenza alcune delle metriche fondamentali. Da lì in avanti si potranno identificare eventuali problematiche specifiche e migliorare ulteriormente la site speed. 

Criticalcase: il nostro obiettivo sono le performance web

In Criticalcase, conosciamo bene la relazione tra le performance del sito web e il suo successo. A prescindere dal fatto che si tratti di un eCommerce o meno. Per questo, mettiamo a disposizione delle imprese diversi servizi finalizzati a ottimizzare le performance dei propri siti e applicazioni web, per migliorare la user experience, il posizionamento e, di conseguenza, i risultati di business.

L’offerta spazia dai servizi di hosting su misura, ottimizzazione e distribuzione di immagini e video e Media Delivery , ma senza dimenticare il know how e le partnership in ambito di Content Delivery Network e di strategie Multi-CDN, fondamentali nell’era dell’eCommerce globale. Abbiamo pubblicato un White Paper in merito, che ti invitiamo a scaricare: potrebbe contenere spunti interessanti con cui ottimizzare il business (online) della tua azienda.  

Mai far aspettare i clienti online: passa subito a una Multi-CDN!

Perché, come e quando usarla per il tuo business online.

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COS’È IL WEB 4.0?

Cos’è il Web 4.0 e come arrivarci

Recentemente, Web 4.0 è diventato un tema di grande attualità. È l’esito di un percorso ormai più che trentennale caratterizzato prima dall’incremento di interattività nei confronti dello strumento virtuale, e poi da una diversa relazione con lo strumento stesso.  

Ogni fase del percorso di Internet ha creato una certa discontinuità con il passato (si pensi all’impatto dei social network dell’era 2.0), con contestuali nuove opportunità per operatori e imprese. Tra queste, la possibilità di rafforzare la relazione con i propri clienti, di cambiare le modalità di lavoro, di attrarre più persone a sé e di essere più efficienti. Siamo certi che sarà così anche con Web 4.0, la nuova era di Internet che, adottando sinergicamente le tecnologie di frontiera, punta a rivoluzionare la relazione tra l’universo virtuale e colui che (da trent’anni) ne fruisce quotidianamente.  

Prima, però, vediamo com’è evoluto Intenet nel corso degli anni. 

L’evoluzione di internet fino ad oggi, tra definizioni e visioni “punto zero”

L’evoluzione di Internet fino al Web 4.0 ha conosciuto molte tappe. Agli albori c’era quello che oggi viene chiamato Web 1.0, ai tempi considerato semplicemente come Web. Vennero sviluppati i primi siti internet, portali e servizi online rispetto ai quali gli utenti erano semplici fruitori di informazioni, senza possibilità di interazione diretta. Era il web della comunicazione unidirezionale. 

Il Web 2.0 e la comunicazione bidirezionale

Poi arrivò il Web 2.0, caratterizzato dalla nascita e diffusione dei social network e in generale di tutte le applicazioni web come blog, forum e podcast che rendevano possibili nuove forme di comunicazione partecipativa. Infatti, grazie allo sviluppo di questi nuovi strumenti, gli utenti iniziarono a comunicare e a interagire tra loro, a condividere contenuti in tempo reale, contribuendo alla generazione dei contenuti stessi. Da attore passivo l’utente si trasforma in protagonista della creazione e gestione dei contenuti in rete, creando nuove logiche e nuovi processi in quello che possiamo definire anche come web collaborativo.

L’ecosistema del Web 3.0

Di web 3.0 si parla per la prima volta nel 2006, ed è caratterizzato da una serie di fattori più che da una nuova tecnologia in particolare. La parola d’ordine è connessione.

  • Web semantico: un ambiente virtuale in cui le informazioni e i dati sono collegati tra loro e organizzati in modo da poter essere elaborati automaticamente. In poche parole, un web in cui le macchine, oltre che leggere i contenuti, li interpretano;

  • Intelligenza artificiale: nel Web entrano di diritto tutte le nuove tecnologie basate su intelligenza artificiale, in grado di interagire attivamente con gli utenti in modo quasi umano;

  • Web potenziato: questo concetto fa riferimento a un aspetto sociologico per cui il web viene considerato il canale di comunicazione capace di influenzare la realtà in maniera decisamente superiore a qualsiasi altro media;

  • Fusione dei poli: non vi sono più due poli distinti che interagiscono tra loro, l’utente e il web, ma si sono fusi in un processo di co-creazione continua;

  • Web 3D: la trasformazione del web in ambienti tridimensionali sulla scia di “Second Life”, un concetto che ha dato origine al trend del Metaverso;

  • Web come database: indica la possibilità di usare la rete come un enorme database ricco di informazioni, che le applicazioni possono facilmente fornire agli utenti e che migliorano le ricerche online.

Tutti questi fattori contribuiscono a caratterizzare il Web 3.0 come un’era in cui internet è entrato completamente e profondamente nelle nostre vite, diventando parte integrante di una quotidianità in cui tutti sono sempre connessi, in ogni momento e ovunque.

Web 4.0, una nuova relazione tra reale e virtuale

Recentemente, Web 4.0 è diventato un trend degno di nota. Da quando Meta ha dirottato i propri sforzi di ricerca sul Metaverso, sforzi che si traducono in quasi 20 miliardi di investimenti ogni anno, il tema del Web 4.0 o next-gen tiene banco quotidianamente. È un web che si costruisce giorno dopo giorno, e di cui si iniziano a intravedere le prime manifestazioni concrete.

Sicuramente, nel prossimo stadio del web avranno un ruolo fondamentale le tecnologie di realtà aumentata e i Big Data. Si prospetta un’era in cui ogni individuo avrà un vero e proprio alter ego digitale e dialogherà sempre di più con le nuove interfacce, come la domotica o le macchine intelligenti. Fa parte del quadro generale anche una visione piuttosto distopica del web, con un controllo sempre maggiore delle informazioni che andrà a influenzare in modo significativo non solo il mondo digitale, ma anche la realtà che ci circonda.

Ti accompagniamo nel futuro del web

In Criticalcase, monitoriamo ogni giorno le evoluzioni del Web con l’intento di trasformarle in opportunità e valore tangibile per i nostri Clienti. Disponiamo di asset, competenze e tecnologie allo stato dell’arte con cui assecondiamo le esigenze di prestazioni di aziende di ogni dimensione: strategie CDN e multi-CDN, DNS ad alte performance, data center allo stato dell’arte, servizi APM (Application Performance Monitoring) e molto altro.

Abbiamo recentemente pubblicato un White Paper su come ottimizzare le performance web. Potrebbe dare una marcia in più al tuo business. E per qualsiasi richiesta (anche sul Web 4.0), i nostri tecnici sono a tua disposizione.

Perché quantificare i costi del passaggio al cloud può rivelarsi difficile?

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JOOMLA VS WORDPRESS

JOOMLA VS WORDPRESS

Joomla e WordPress a confronto: quale CMS scegliere?

Joomla e WordPress sono i CMS più popolari del mercato, i più utilizzati a livello mondiale. Sono entrambi semplici da usare e adatti a qualunque tipo di sito web, ma ovviamente presentano delle differenze. L’articolo di oggi ha l’intento di aiutarvi a scegliere il miglior CMS per sviluppare il vostro sito web. Sono due strumenti molto validi, ma la scelta più adatta dipende dalle esigenze di ognuno. Innanzitutto c’è da dire che i due software sono nati per scopi differenti. WordPress compare sul mercato nel 2003 come CMS dedicato all’editoria e al blogging, ma si evolve rapidamente fino a diventare adatto allo sviluppo di qualsiasi tipo di sito web, dal semplice blog, al sito vetrina o anche allo shop online con Woocommerce. Joomla nasce qualche anno dopo, nel 2006, con l’idea di essere adattabile a qualsiasi tipo di progetto web già dall’inizio. Fino al 2009 era proprio Joomla ad essere il CMS più diffuso, scavalcato solo recentemente da WordPress grazie ai continui aggiornamenti e miglioramenti che la community ha portato negli anni e che l’anno reso il software più utilizzato al mondo.

WordPress

Partiamo da WordPress: uno dei motivi della sua popolarità è sicuramente l’estrema semplicità di utilizzo ed in generale l’interfaccia utente molto intuitiva. Questo rende WordPress lo strumento ideale per i principianti, in quanto non è necessaria alcuna competenza tecnica per riuscire ad usarlo al meglio. E’ una piattaforma molto veloce, con un codice sorgente ben strutturato e facilmente personalizzabile. Grazie a plugin specifici (il migliore è Yoast), WordPress è uno dei CMS più vantaggiosi per quello che riguarda la SEO e il posizionamento del sito web. Essendo stato concepito come tool per blogger possiede un ottimo sistema di gestione dei commenti ed è ideale per la pubblicazione dei contenuti, gestibile in completa autonomia anche da chi non ha skills inerenti. Un ulteriore vantaggio di WordPress è costituito dall’enorme quantità di template grafici disponibili sul mercato, gratuiti e non. (Per conoscere nel dettaglio i pregi e difetti di WordPress leggi lo scorso post).

 
 

Joomla

Anche Joomla si caratterizza per essere decisamente user-friendly, sebbene sia più complesso da utilizzare rispetto a WordPress. Joomla è uno strumento estremamente versatile, adatto anche allo sviluppo di siti web complessi. Supporta tutti i tipi di database e ha un sistema di gestione utenti eccellente, cosa che invece WordPress non fornisce. Joomla è nativo multilingua e possiede molte estensioni precaricate, pertanto su questo aspetto risulta meno ostico della sua alternativa. WordPress, infatti, mette a disposizione una grande quantità di plugin per personalizzare il sito, molti dei quali però non sono sviluppati da professionisti e spesso non sono aggiornati, mancando in qualità e determinando anche dei rischi a livello di sicurezza. Inoltre, per sviluppare un sito di un certo livello con WordPress è necessario scaricare estensioni aggiuntive per qualsiasi feature, mentre Joomla ne possiede già molte nella versione di base. La community di Joomla è molto più vasta ed attiva di quella di WordPress e fornisce un supporto valido a tutti gli utenti. Per contro, anche Joomla ha i suoi difetti. Rispetto a WordPress ha un codice più macchinoso e più difficile da customizzare. La piattaforma è più pesante e di conseguenza meno veloce del suo competitor, così come è meno intuitivo e più adatto per chi ha delle basi tecniche di programmazione. I template disponibili sono nettamente inferiori e “meno belli” esteticamente, poichè le aziende che li mettono in commercio prediligono lo sviluppo di temi per WordPress. A livello di qualità però, Joomla garantisce template e plugin di alto livello, sempre aggiornati e funzionanti.

Per concludere, come detto precedentemente, non esiste un CMS migliore o peggiore, ma tutto dipende dalle necessità legate al tipo di sito web. In poche parole possiamo dire che WordPress è sicuramente il CMS ideale per i blog e per i principianti in quanto più semplice da usare, più veloce ed intuitivo. Per progetti più complessi è consigliabile Joomla, una piattaforma estremamente versatile e modulare che necessita di qualche competenza in più per essere sfruttata al massimo delle sue potenzialità.

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