2. Deployment tra le nuvole (letteralmente!)
Un intervento interessante ha suscitato lo stupore di molti al DockerCon 2016: il software di un drone è stato aggiornato mentre l’oggetto era ancora in volo. Qualcosa da non credere. E invece con i container si può fare, e ne abbiamo la prova. Grazie a Docker è stato possibile aggiornare il software del drone mentre stava ancora volando, avviando in parallelo al software di volo un container con il nuovo programma che, una volta aggiornato, si è sostituito al container di volo, dopo aver ricevuto i dati di trasferimento. Con Docker, perciò, si può gestire il deploy di un’applicazione da remoto ma soprattutto con soli 50-200 ms di attesa nel trasferimento dei dati da un container all’altro.
3. Formazione
Non avendo bisogno di configurazioni manuali, i container consentono di risparmiare moltissimo tempo nella preparazione dell’ambiente di lavoro. Spesso per gli studenti è proprio questa la fase in cui emergono le difficoltà. Usando il sistema di gestione dei container si evitano perdite di tempo e si migliora la qualità della formazione.
4. Gestione di stack locali
Docker è un valido strumento anche per quanto riguarda la gestione di stack locali. Gli aggiornamenti continui a cui vengono sottoposti i software rischiano di creare conflitti di versione e incompatibilità difficili da risolvere. Grazie ai container, questo problema viene facilmente evitato. Le applicazioni/servizi possono essere scritti con qualsiasi linguaggio di programmazione senza generare alcuna incompatibilità di sistema. I container, infatti, sono ambienti isolati ed indipendenti all’interno dei quali è possibile inserire un’applicazione con tutte le sue dipendenze, avviabili su qualsiasi macchina che esegue Docker.