Un data center, alla prova dei fatti, non è altro se non un centro elaborazione dati: il cuore dell’attività che effettuano i servizi di hosting di alto livello e di ogni genere. Esso in genere risiede proprio in enormi stanzoni che possono trovarsi nella sede principale dell’azienda o in località esterne, a volte addirittura sottoposti a sorveglianza da parte di personale specializzato. Il più delle volte tale struttura è organizzata in rack di server, ovvero degli “armadi” in cui le varie macchine vengono incassate, collegate tra loro e programmate/gestite dai sistemisti, figura di riferimento assoluta in questo ambito.
I singoli server collegati tra loro si possono inoltre controllare, in genere, sia direttamente (il che avviene nel caso di reset, riavvi o alcuni tipi di aggiornamenti) che mediante eventuali controllo da remoto, garantendo così il massimo della flessibilità all’operatore. Operatore che spesso è chiamato (a volte in orari del tutto imprevedibili) ad interventi complessi quanto necessariamente tempestivi. Ed è proprio qui che entra in gioco l’idea della business continuity (traducibile in italiano come “continuità operativa”) quale parametro imprescindibile da ottimizzare.