Proviamo infatti a chiederci a chi siano rivolti i servizi in questione, ovvero a quale target di utenza. Se il Software as a Service è orientato a livello di utilizzatore finale di qualsiasi software (quindi ad esempio un dipendente di un’azienda o un freelance che non sia per forza un informatico), il Platform as a Service è pensato per i programmatori di “nuova generazione” (e solo per loro), mentre il livello Infrastructure as a Service è concepito soprattutto per i sistemisti ed i programmatori con skill ancora più avanzate.
A livello di marketing, poi, il primo è utilizzabile per proporre soluzioni IT pronte all’uso (eventualmente da proporre sul mercato in reselling), il PaaS è utile per svilupparle e aggiornarle (ad esempio in consulenza) mentre il modello IaaS è utile per i servizi di hosting e server di nuova generazione (anche qui, eventualmente, con la possibilità di rivendere a terzi). In questo contesto se un SaaS fosse un software di gestione fatture pronto all’uso, ad esempio, il PaaS potrebbe essere il suo modello di manutenzione e sviluppo, basato a sua volta su un’infrastruttura hardware e software di tipo IaaS. In tutti e tre i modelli, di fatto, qualsiasi tool sia stato messo a disposizione viene gestito, mantenuto ed aggiornato da chi lo fornisce, liberando l’utente dal fardello di doverselo amministrare in autonomia (con un ovvio abbattimento di costi del personale specializzato).